Gorizia città con la pressione più bassa d’Italia per piccole e medie imprese
Ieri ho letto sul Messaggero Veneto un interessante approfondimento sulla situazione della pressione fiscale alle piccole e medie imprese del Friuli-Venezia Giulia. A tal proposito, l’esauriente tabella con i dati dell’Osservatorio Cna ha catturato la mia attenzione poiché si legge che nella nostra regione le PMI godono di un trattamento generalmente migliore rispetto al resto del Paese. In particolare, Gorizia è la città dove la pressione fiscale alle imprese è la più bassa d’Italia con una media che si assesta attorno al 54%.

Al di là del dato certamente incoraggiante, ritengo che osservando con ancora più attenzione i dati forniti dalla tabella, ciò di cui ci si dovrebbe accorgere sta nel fatto che un imprenditore che opera sul nostro territorio lavora i primi 7 mesi dell’anno soltanto per pagare le tasse e poi il resto dell’anno, se gli va bene, è quanto rimane per soddisfare i bisogni suoi e quelli della sua famiglia.
Dunque, seppur sul nostro territorio è possibile essere un pizzico più ottimisti rispetto ad altre parti d’Italia, vi propongo un quesito: possiamo realmente accontentarci di questo risultato o dovremmo cercare di essere ancor più competitivi e attrattivi per le imprese? Scrivete un commento per dirmi che ne pensate, intanto procedo con la riflessione.
Micro, piccole e medie imprese nel futuro dell’Italia
Per come la vedo io, le micro, piccole e medie imprese sono e saranno anche in futuro il collante socioeconomico dei nostri territori. Queste imprese infatti rappresentano un patrimonio fatto di conoscenza e saper fare che è stato ereditato dal passato ma che sempre più ci servirà per guardare alle sfide del futuro con cauto ottimismo. In un’epoca di globalizzazione fuori controllo, ci sarà un ritorno ai valori del localismo inteso come processo di riavvicinamento alla qualità piuttosto che alla quantità e alle relazioni personali, culturali e professionali prima ancora che meramente economiche.
Le risposte quindi che saremo chiamati a dare dovranno andare verso gli imprenditori, con azioni mirate come ad esempio una fiscalità di vantaggio, in moda da liberare risorse ed energie rimaste “imprigionate” e che potrebbero garantire lavoro e nuovi investimenti. Un altro provvedimento quantomai necessario è senza dubbio una corposa sburocratizzazione, magari avvantaggiandosi delle grandi potenzialità che le nuove tecnologie offrono. Tutto ciò nell’ottica di ridare respiro e prospettive al settore e, soprattutto, ai più giovani che altrimenti il loro futuro lo immaginano all’estero.
Lo sviluppo delle PMI è anche compito di una buona politica
Il sistema Italia, fatto di eccellenze e saper fare, di competenze e originalità, non deve seguire acriticamente la chimera del globalismo fuori controllo e né tantomeno l’assurda competizione con i mercati dell’altra parte del mondo dove non vengono tutelati né i diritti umani né i diritti dei lavoratori ed è un optional anche la salvaguardia dell’ambiente. La competizione dovremmo ricominciare a farla alle nostre condizioni, magari seguendo come esempio proprio le buone prassi tipiche delle PMI: impegno, tanto lavoro e caparbietà.
Chiaramente, se tutto ciò sarà possibile dipenderà in buona parte anche dalla politica e dalle scelte lungimiranti che i suoi rappresentanti sapranno prendere. Di una cosa sono certo, per quanto mi riguarda al primo posto dell’agenda politica c’è l’ascolto di chi ama il proprio lavoro e lo porta avanti con cuore e passione. Soltanto con un ascolto aperto e generoso è possibile dare le giuste risposte e prendere le decisioni corrette che in tanti si aspettano dalla politica.
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