USA 2024. Trump valuta il ritorno su Facebook

Se non riabilita l’account di Trump, Facebook rischia di perdere ancora credibilità?

Tutti ricorderemo la censura politica perpetrata da Facebook ai danni dell’ex presidente USA, ovvero un rappresentante delle Istituzioni democraticamente eletto a cui è stato arbitrariamente sospeso il proprio account.

Ora Trump dà la possibilità di rimediare alla stortura auspicando, in una lettera inviata a Meta (impresa che controlla Facebook), una veloce riabilitazione all’utilizzo della piattaforma.

Questa importante novità avviene a ridosso del rilascio di un sondaggio sulle primarie repubblicane che vede il 45esimo presidente in vantaggio di 17 punti percentuali sul governatore della Florida, Ron DeSantis. Il sondaggio è molto importante, soprattutto in prospettiva delle votazioni che decideranno chi tra i due sarà il candidato dei Repubblicani per la Casa Bianca.

Nell’ottica della campagna elettorale del 2024 il Tycoon sta quindi preparando il suo ritorno sui social. Alcune indiscrezioni parrebbero confermare che The Donald sta inoltre studiando il suo primo cinguettio dopo la riammissione su Twitter, avvenuta alcuni mesi fa grazie al nuovo patron Elon Musk. Nessuno, in verità, può sapere cosa dirà The Donald e quando lo dirà, ma quel che è certo è che Twitter è stato uno degli strumenti principali della comunicazione del Tycoon e che il suo ritorno è attesissimo.

La riammissione di Trump su Facebook riguarda un valore importantissimo: la libertà di espressione. Tutt’oggi è infatti rimasto irrisolto il vero nodo della questione, ovvero se è legittimo che una società privata – oramai responsabile di uno strumento di confronto politico dalla diffusione globale, ovvero Facebook – condanni alla censura politica il presidente di uno Stato sovrano e democratico.

La piattaforma di Mark Zuckerberg saprà riconquistare un po’ di credibilità riattivando l’account del Tycoon? Con ogni probabilità, la risposta l’avremo nel giro di qualche settimana.

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Twitter. Musk acquisisce la società per 44 miliardi di dollari

Impegno per garantire la libertà di espressione sul social

Twitter diventerà una società privata. Il Consiglio di Amministrazione della piattaforma ha infatti raggiunto un accordo di vendita con Elon Musk per un controvalore di 54,20 dollari per azione, 44 miliardi complessivi. L’operazione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.

Il Ceo di Tesla, già azionista di Twitter, lo scorso 14 aprile aveva formulato una proposta di acquisto del cento per cento delle azioni del social. “La mia offerta – aveva dichiarato Musk – è la mia migliore e l’ultima. Ho investito in Twitter perché credo nel suo potenziale di piattaforma che offre libertà di parola in tutto il mondo e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale per una democrazia funzionante. Tuttavia, mi rendo conto che l’azienda non potrà né prosperare né servire questo imperativo nella sua forma attuale. Twitter ha bisogno di essere trasformato in una società privata“.

Concluso l’accordo, con un tweet, lo stesso Musk ha ribadito come “la libertà di parola sia alla base del funzionamento di una democrazia e Twitter sia la città digitale, la piazza in cui si dibattono le questioni vitali per il futuro dell’umanità“.

Voglio rendere Twitter migliore e arricchirlo con nuove funzionalità – ha continuato l’imprenditore – Il social ha un enorme potenziale e non vedo l’ora collaborare con l’azienda e la comunità di utenti per sbloccarlo“.

L’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk rappresenta sicuramente un’ottima notizia. L’auspicio che anche i suoi “peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola” delinea, infatti, la volontà di Musk di portare un deciso cambio di passo nella gestione del social, creando una piattaforma finalmente libera dalla censura politica e ideologica, che veda la libertà di espressione come un valore e un principio non negoziabile anziché un pericoloso nemico da combattere.

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Truth. Il social di Trump pronto a febbraio

Donald Trump lancia la sfida alle Big Tech: “Con Truth finiranno le discriminazioni e le censure politiche”

In una recente intervista, The Donald ha dichiarato che la Trump Media & Technology Group, da lui stesso fondata, “sta continuando a crescere” e dovrebbe diventare pienamente operativa nei primi mesi di quest’anno.

Proprio attraverso tale società, in collaborazione con la Digital World Acquisition, lo scorso ottobre il tycoon ha lanciato Truth, una propria piattaforma social, al momento disponibile nella versione di prova e che negli Stati Uniti dovrebbe essere accessibile dal prossimo 21 febbraio.

Trump ha sottolineato come sia fondamentale “fermare le Big Tech, che stanno distruggendo le nostre libertà, libertà che rendono grande l’America. L’America – ha concluso l’ex presidente – è pronta per Truth e per la fine della censura e della discriminazione politica“.

In un’epoca di gravi censure politiche, in cui il pensiero unico e il politicamente corretto attaccano in maniera pesantissima la libertà di espressione e il diritto a essere connessi, l’unica voce a difesa del pluralismo e della libertà è quella di Donald Trump. Le elezioni di metà mandato negli USA sono vicine, così come le elezioni del 2024, e sicuramente ne vedremo delle belle e la curiosità in proposito è altissima.

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Trump. Facebook censura, lui rilancia e pensa al 2024

Non si ferma la censura social nei confronti di Donald Trump. Dopo l’esclusione a vita da Twitter decisa lo scorso febbraio, l’Oversight Board di Facebook ha infatti confermato, per il momento, la sospensione dell’account del 45esimo Presidente degli Stati Uniti. Il Comitato indipendente ritornerà sulla questione entro sei mesi.

Innocente per il Senato ma condannato dai Big Tech, quindi. Donald Trump però non si arrende e, dopo essere stato assolto anche nel secondo processo per impeachment, lancia una nuova piattaforma sul web, From the Desk of Donald J. Trump (Dalla scrivania di Donald J. Trump) dove avviare un processo di controinformazione.

Significative in tal senso sono le parole usate dallo stesso Presidente per presentarla: “Ciò che Facebook, Twitter e Google hanno fatto è una vergogna totale e mette il nostro Paese in imbarazzo. Il Presidente degli Stati Uniti è stato privato della libertà di espressione perché la lunatica sinistra radicale è spaventata dalla verità, ma la verità emergerà comunque, più grande e più forte che mai. Le Persone del nostro Paese non lo tollereranno! I social media corrotti devono pagare un prezzo politico e non devono più essere autorizzati a distruggere e decimare il Processo Elettorale”.

L’intento di Trump è quindi chiaro: creare uno strumento che consenta agli utenti di scambiarsi opinioni e confrontarsi liberamente e in sicurezza, senza il rischio di censure. Il punto è: questa volta gli sarà concesso?

Dopo i preoccupanti e ripetuti episodi di censura applicati da società private nei confronti di rappresentati democraticamente eletti, gruppi di persone e testate nazionali, finalmente una piattaforma libera, democratica e politicamente non schierata: Go Donald, Go!

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Mozione. Ok tutela diritto essere connessi e condanna censura

Accolta la mozione del consigliere Tomasella (Lega) a tutela del diritto di essere connessi e di convinta condanna alla censura applicata da società private a rappresentanti democraticamente eletti

“La mozione impegna il sindaco e la Giunta a intraprendere ogni possibile azione a difesa del diritto, garantito anche dalla nostra Costituzione repubblicana, di poter manifestare liberamente il proprio pensiero. Contestualmente impegna a inviare una copia della mozione al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia per testimoniare in modo tangibile la volontà di difendere tali principi inalienabili”.

Lo afferma il consigliere comunale della Lega, Andrea Tomasella, primo firmatario e presentatore della mozione “SALVAGUARDIA DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E AL DIRITTO DI ESSERE CONNESSI” accolta dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, nel corso del recente Consiglio comunale.

In particolare, Tomasella aggiunge: “Senza dubbi è possibile affermare che la nostra è la ‘società della comunicazione’ e, in tale contesto, sia il diritto ad essere connessi, così come quello di poter esprimere liberamente la propria opinione online, diventeranno tematiche sempre più importanti”.

“Reputo preoccupanti – continua l’esponente del Carroccio – gli episodi di censura che alcune società private hanno recentemente applicato a rappresentati democraticamente eletti, a quotidiani e giornali nazionali, o a comunità di persone che sono state silenziate e oscurate con un click da un momento all’altro”.

“Si tratta di precedenti che in futuro potrebbero riguardare l’identità digitale di chiunque, a danno della libertà di espressione e della possibilità di avere pari accesso alle tecnologie informatiche e di comunicazione”.

“Ringrazio il sindaco Rodolfo Ziberna per aver accolto la mozione, nella consapevolezza che la libertà di manifestare il proprio pensiero non prescinde dalla tutela di beni o interessi ugualmente garantiti dalla Costituzione, come la sicurezza pubblica o la dignità della persona” conclude la nota del consigliere comunale Andrea Tomasella.

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Censura. Twitter esclude per sempre Trump dalla piattaforma

L’ex presidente già condannato per “istigazione alla violenza”

I Big Tech colpiscono ancora: nel mirino dei giganti del web c’è sempre lui, Donald Trump.

In queste ore, proprio mentre l’ex Presidente degli Stati Uniti viene processato con l’accusa di istigazione alla violenza per i fatti di Capitol Hill dello scorso 6 gennaio, Twitter lo rimuove per sempre dalla propria piattaforma.

Donald Trump quindi non potrà più creare un account sul social, nemmeno se volesse ricandidarsi alla presidenza degli USA. Il motivo? Lo spiega chiaramente il direttore finanziario di Twitter, Ned Segal, che dichiara: “Ricordatevi che la nostra politica ha come principio quello di garantire che non venga permesso l’incitamento alla violenza”.

Ancora una volta Twitter si erige a giudice e, senza nemmeno attendere il verdetto di Camera e Senato statunitensi, pronuncia una sentenza di condanna nei confronti dell’ex Presidente.

La tematica della censura è oggetto della mozione “Salvaguardia della libertà di espressione e al diritto di essere connessi, che ho presentato lo scorso martedì in Consiglio comunale a Gorizia.

Con questa mozione ho voluto convintamente condannare la censura che diverse società private, quali Facebook e Twitter, stanno applicando nei confronti di rappresentanti democraticamente eletti, cittadini e giornali.

Ho inoltre evidenziato come questa limitazione della libertà possa costituire un pericoloso precedente che, in futuro, potrebbe riguardare l’identità digitale di chiunque, ritenuto scomodo per le proprie idee, politiche ma non solo.

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Gorizia. Ok a tempio crematorio e libertà di espressione

Approvata dal Consiglio comunale la delibera sulla progettazione, costruzione e gestione di un tempio crematorio a Gorizia

Ampio spazio nella giornata di lunedì a interpellanze e interrogazioni, durante questo primo punto all’ordine del giorno ho presentato l’interpellanza all’assessore comunale al Commercio, Roberto Sartori, intitolata Commercio. Come aderire alla vetrina online di Gorizia?. Se avete piacere trovate il testo completo dell’interpellanza.

I lavori d’Aula hanno poi visto al secondo punto all’ordine del giorno la delibera presentata dal vicesindaco, Stefano Ceretta, intitolata “Partenariato pubblico privato per la progettazione, costruzione e gestione di un tempio crematorio nel comune di Gorizia. Approvazione progetto di fattibilità tecnica ed economica e dichiarazione di pubblico interesse”.

Nel corso del dibattito ho fatto i miei complimenti al vicesindaco, così come agli uffici tecnici del Comune e alla stessa società che ha presentato la proposta, per la completezza e l’esaustività del progetto. Dopodiché ho ritenuto di porre l’accento del mio intervento su alcuni aspetti fondamentali che riassumo: 1) il tempio crematorio garantirà un servizio alla collettività che, in tal modo, potrà rivolgersi a una struttura ubicata sul territorio goriziano ed eviterà lunghe e costose trafile in altri Comuni; 2) il partenariato pubblico e privato porta in dote un investimento di privati pari a 1.999.490,26; 3) l’opera riqualificherà una zona che attualmente è degradata; 4) c’è un ritorno economico per il Comune di Gorizia con le cosiddette royalties che la società privata garantirà annualmente; 5) nel progetto è assicurato che l’impianto a regime non produrrà né vibrazioni né rumori molesti, e l’impatto ambientale sarà paragonabile a quello di un medio condomino da 20 famiglie.

L’approvazione, avvenuta a larga maggioranza, è sicuramente un primo importante passo di cui essere soddisfatti e che continua con l’opera di riqualificazione di Gorizia.

Un’ulteriore delibera intitolata “Linee di indirizzo per la specificazione di aspetti del controllo sulle società partecipate dal comune di Gorizia” proposta dall’assessore Dario Obizzi è stata ritirata per necessari ulteriori approfondimenti e verrà ripresentata in un prossimo Consiglio comunale.

Infine ampio spazio a diverse mozioni, fra cui quella presentata dal sottoscritto e intitolata “Salvaguardia della libertà di espressione e al diritto di essere connessi” che è stata fatta propria dal sindaco che ne ha condiviso le finalità.

In particolare, ecco il discorso che ho fatto in Aula per presentare il documento: “Quello del diritto ad essere connessi e della salvaguardia della libertà di espressione diventerà nei prossimi anni un tema cruciale. A buon diritto possiamo dire di vivere nella società della comunicazione e, in tale contesto, essere connessi, così come garantire la libertà di espressione, è fondamentale”.

“La mozione che ho depositato, sottoscritta da tutto il Gruppo consiliare della Lega e aperta alla sottoscrizione da parte di tutti i colleghi consiglieri comunali, di maggioranza e opposizioni che ne condividono le finalità, condanna convintamente quegli episodi di censura recentemente applicati da società private a danno di rappresentanti democraticamente eletti, quotidiani e giornali nazionali, piuttosto che a comunità di persone che, da un momento all’altro, sono state silenziate, oscurate e censurate con un click”.

è chiaro che una mozione non è risolutiva in tal senso, poiché occorre legiferare a livello transnazionale, tuttavia ho sentito forte il dovere di porre questa tematica all’interno dell’istituzione in cui ho onere e onore di essere eletto, cioè il Comune di Gorizia, per ribadire che la censura è sempre sbagliata perché ha come unico risultato quello di polarizzare posizioni già contrapposte, ed esacerbare situazioni già di per sé complesse”.

“Dunque, la mozione impegna il sindaco e la Giunta ad adottare ogni azione possibile volta a difendere la libertà, garantita anche dalla nostra Costituzione Repubblicana, di poter esprimere liberamente il proprio pensiero. Contestualmente, impegna anche a inviare il documento al Presidente e alla Giunta della Regione FVG a testimonianza tangibile della volontà di difendere la libertà di espressione”.

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Oversight Board. Un Comitato globale decide della nostra libertà

La libertà di espressione e la salvaguardia dei diritti umani di oltre 2 miliardi di utenti è nelle mani di 20 super esperti

Si dice che nemmeno il Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, ne può contrastare le scelte. Si tratta dell’Oversight Board, un comitato indipendente di supervisione nato con lo scopo di dirimere le situazioni più complesse nella moderazione del dibattito sul social network.

Questo super Comitato, composto da dieci donne e altrettanti uomini, ha rappresentanti provenienti da quasi ogni parte del mondo, fra gli altri: India, Kenya, Pakistan e Senegal, ma anche Stati Uniti e Brasile. Ci sono alcuni europei, ma nessun italiano. Le esperienze che la task force può vantare sono molte e diversificate, citandone alcune, spaziano dai diritti della comunità LGBTQ+, al genere e diritto, passando per l’automazione dell’incitamento all’odio e la regolamentazione della libertà di espressione.

La descrizione del Comitato sul sito web ufficiale riporta: “La community ha raggiunto oltre 2 miliardi di persone ed è diventato sempre più chiaro che l’azienda Facebook non può prendere autonomamente così tante decisioni relative alla libertà di parola e alla sicurezza online. Il Comitato per il controllo è stato creato per aiutare Facebook ad affrontare alcune tra le questioni più difficili in merito al tema della libertà di espressione online: cosa rimuovere, cosa lasciare e perché”.

Recentemente il Comitato per il controllo ha accettato il caso concernente la sospensione a tempo indeterminato del 45° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, da Facebook e Instagram. Infatti, la censura applicata nel suddetto caso ha scatenato un acceso dibattito su scala globale e di conseguenza sarà la ristretta e super qualificata cerchia di esperti a dirimere la questione. Decisione a cui poi il popolare social si dovrà adeguare. E, a quanto pare, anche noi.

Fra le altre cose, si legge che il Comitato di sorveglianza chiede se “La decisione di Facebook di sospendere i profili del presidente Trump per un periodo indefinito aderisce al mandato dell’azienda di rispettare la libertà di espressione e i diritti umani, se dovevano essere prese altre misure e quali provvedimenti devono essere presi affinché questi account possano restare aperti”.

Per rispondere a tale quesito, un po’ come funzionava con l’aiuto da casa in un popolare show televisivo, il super Comitato ha fatto sapere che fino all’8 febbraio gli utenti potranno compilare un modulo online e scrivere un’opinione lunga fino a 6mila caratteri per commentare la decisione presa da Facebook di censurare l’account del 45° presidente degli Stati Uniti.

In altre parole, un Comitato globale di supervisione è stato delegato da Facebook per stabilire se fosse giusta la censura recentemente applicata a un rappresentante democraticamente eletto. Di tutta risposta, il Comitato ha rigirato la domanda agli iscritti a Facebook. Mi pare giusto, no?

La buona notizia è che si è già formato il Real Facebook Oversight Board, ovvero un altro Comitato, non riconosciuto dal popolare social, per fare opposizione a quello ufficiale; la cattiva notizia è che sembra anche più agguerrito del primo.

Se continua così, chissà, il deplatforming lo faremo presto e volentieri su base volontaria, che ne dite?