BANDO BORGHI A GORIZIA – CRONACHE DI CONSIGLIO

Via libera al bando Borghi: oltre 20 milioni di euro per borgo Castello. Disco verde anche al Patto dei sindaci per il clima e alla mozione contro il cibo sintetico

BANDO BORGHI: OLTRE 20 MILIONI PER INNOVAZIONE E SVILUPPO

Martedì si è svolta un’importante e proficua seduta di Consiglio comunale. Dopo una lunga raffica di interrogazioni e interpellanze, abbiamo affrontato la ratifica del provvedimento di Variazione urgente al Bilancio di Previsione 2022-2024 per progetti PNRR e altri finanziamenti.

Il documento, approvato dall’Aula a larga maggioranza, ha dato il via libera alle risorse necessarie per realizzare gli interventi del complesso museale del Castello e i progetti del PNRR che porteranno sul territorio oltre 20 milioni di euro, innovazione e sviluppo.

Nei 20 milioni di fondi dello Stato sono inclusi interventi di grande rilievo, fra cui la riqualificazione dell’ex teatro tenda per 1.620.000€, delle mura del Castello per 1.450.000€ e di Galleria Bombi per 262.000€, la sostituzione dei parapetti per 400.000€ e la sistemazione dei percorsi di Parco Castello per 200.000€. Inoltre, Gorizia riceverà 1 milione e 800 mila euro di risorse regionali per i lavori di efficientamento energetico e dell’impiantistica del Museo di Borgo Castello.

Nel corso dell’intervento che ho fatto in Aula, ho sottolineato che tutte queste risorse arriveranno grazie alla precisa volontà dell’Amministrazione comunale di centrodestra che ha presentato le istanze che poi sono state accolte positivamente con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un importante risultato!

PATTO DEI SINDACI PER IL CLIMA

A seguire abbiamo discusso e approvato l’adesione del Comune di Gorizia al nuovo patto dei sindaci per il clima (PAESC). Il documento pone ambiziosi obiettivi in materia di ambiente, ovvero delle linee programmatiche di natura strategica con cui il Comune avvierà azioni rivolte a raggiungere gli obiettivi fissati per ridurre l’inquinamento.

Ho accolto con favore che l’Amministrazione comunale ha scelto di essere parte attiva e protagonista nel raggiungimento della neutralità climatica, definendo i migliori strumenti per arrivare ai risultati stabiliti. Il Comune, infatti, sarà autonomo nella scelta delle strategie da attuare e non si adeguerà a provvedimenti calati dall’alto, né imporrà alcunché ai privati. Inoltre, durante il mio intervento ho fatto notare che i risultati in materia di ambiente si raggiungono con le buone pratiche e non con le ideologie.

MOZIONE CONTRO IL CIBO SINTETICO

In chiusura di Consiglio ho illustrato la mozione contro il cibo sintetico che il sindaco ha accolto e che lo impegna a sollecitare, anche per tramite dell’ANCI, i Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati affinché intraprendano in tempi brevi l’iter parlamentare del disegno di legge recante disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici; a sostenere tutte le iniziative volte a sensibilizzare i cittadini a riguardo dell’importanza di vietare la produzione e l’immissione sul mercato di cibo sintetico.

Cosa ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione con un commento, vi risponderò molto volentieri!

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Stop CETA – Ordine del Giorno presentato in Consiglio Comunale a Gorizia dal consigliere Tomasella

Di seguito il testo integrale dell’intervento che ho fatto durante il Consiglio Comunale di Gorizia del 19 settembre 2017. In tale occasione ho presentato l’ordine del giorno “CETA” che è stato fatto proprio dal Sindaco Rodolfo Ziberna che ne ha condiviso i contenuti e le finalità. Anticipo già un’informazione: alla fine di questo articolo c’è il link per leggere l’ODG completo, con tanto di obiettivi e richieste presentate col documento. Buona letture e fatemi sapere cosa ne pensate scrivendo un commento e condividendo l’articolo con gli amici.

Ordine del Giorno “CETA” – Consigliere Comunale Andrea Tomasella (Lega Nord)

Grazie Presidente, un cordiale saluto al sindaco, alla giunta, ai colleghi consiglieri e ai concittadini presenti. La proposta che ho portato oggi in aula illustra con diversi riferimenti il perché parecchi comuni, enti ed associazioni di categoria si sono schierati contro la ratifica italiana dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada soprannominato CETA.

Non solo una buona fetta dell’opinione pubblica, dei cittadini e dei consumatori, ma anche varie amministrazioni locali e regionali, come per esempio il vicino Veneto, sono particolarmente critiche nei confronti dell’accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement).

Il CETA, in sintesi, è un accordo a natura mista per la cui entrata in vigore è necessaria la ratifica da parte di ciascuno Stato membro dell’Unione Europea secondo le proprie disposizioni nazionali.

Se in linea teorica l’accordo dovrebbe essere una progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali fra le parti, in realtà il CETA introduce sostanzialmente un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non giova alla causa del libero commercio e pregiudica in modo significativo la qualità, la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale.

Ma come si è giunti a sottoscrivere, da parte italiana, questo accordo?

In silenzio e, come al solito, con procedura estiva tale da ridurre impatti politici e mediatici il governo ha riportato all’ordine del giorno del Parlamento il ddl sul CETA: l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada.

È bene aver chiaro cosa significa: per poche decine di prodotti italiani, che potrebbero avvantaggiarsene, vengono messe a repentaglio le tutele di 4500 prodotti tipici nazionali, per non parlare delle centinaia di ogni singola regione. Ci guadagneranno cioè solo le multinazionali, che avranno via libera a invadere l’Italia coi loro prodotti a scapito dell’identità produttiva dei nostri territori.

Insomma, si getta a mare un giacimento identitario unico al mondo, figlio di una biodiversità altrettanto unica, con la complicità dell’Unione Europea che invece di difendere i nostri agricoltori e promuovere il Made in Italy tutela le multinazionali della finanza per cui la terra è solo un salvadanaio da svuotare, impoverire e ridurre alla miseria.

Approvando quindi un accordo simile, consentiamo a chi della genuinità di quello che mangiamo e della salute importa poco o nulla. Apriamo le porte alle peggiori esperienze in campo genetico. Lasciamo che la qualità sulle nostre tavole si azzeri, con i costi in termini di salute pubblica che poi dovremo poi sobbarcarci.

Con il Ceta, il Canada eliminerà i dazi per il 90% dei prodotti agricoli al momento dell’entrata in vigore dell’accordo. L’Unione europea, d’altra parte, eliminerà il 92,2% dei dazi agricoli all’entrata. Ciò comporterà significativi flussi di importazione competitiva sotto il profilo dei prezzi ma con scarsi standard di qualità e di sicurezza.

Basti pensare ad esempio che la liberalizzazione di enormi quantità di grano canadese che arriverebbe in Europa non tiene affatto conto che per produrlo si utilizzano agenti chimici vietati in tutto il territorio dell’UE, Italia inclusa, perché considerati molto pericolosi per la salute umana.

L’accordo con il Canada, in sostanza, non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti tipici, dal Parmesan al Prosciutto di Parma, ma spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato con il glifosato vietato in Italia.

Ciò non potrà che produrre un impatto devastante sull’agricoltura italiana ed una concorrenza sleale con produttori e coltivatori.

Mi avvio a concludere questa premessa ricordando che le motivazioni alla base di questa proposta affondano le loro radici in due terreni: uno di natura economica, legato alla difesa delle imprese agricole nazionali ed alla tutela ed allo sviluppo del Made in Italy, modello di sviluppo, coesione territoriale e crescita, per il Paese e per la comunità, ed il secondo, di natura valoriale, legato al bene comune, alla salvaguardia della nostra salute e della nostra identità.

Il documento che vi sottopongo ha un valore simbolico in quanto non spetta certo ai Comuni approvare un trattato internazionale, ma è giusto che i territori ed i cittadini che vivono in questo Paese, in queste comunità, si facciano sentire su argomenti così importanti e delicati che si ripercuotono sulla nostra salute, sui nostri consumi, sulla qualità della nostra vita.

L’approvazione di questo documento sarà dunque un’azione tesa ad informare e sensibilizzare il Governo ed i Parlamentari italiani chiedendo loro di non votare a favore della ratifica dell’Accordo e di impedirne l’entrata in vigore in via provvisoria, nella direzione di ragioni di scambio improntate alla democrazia economica ed alla salvaguardia dei diritti dei consumatori e delle imprese.

Conclusioni

Cosa ne pensi di questa mia iniziativa? Quali attività andrebbero portate avanti in consiglio comunale per rappresentare la meglio le istanze del territorio e dei cittadini?

Scrivi un commento con le tue opinioni, sarà un piacere leggere e poi risponderti. Se questa intervista ti è piaciuta condividila con tutti i tuoi amici e aiutami a farla conoscere. Ti ricordo che l’appuntamento con un nuovo articolo sul blog e per questo giovedì. Prima di salutarci ti invito a mettere “Mi piace” alla mia pagina Facebook” per essere sempre aggiornato sulle mie prossime pubblicazioni. Un caro saluto e a presto.

Leggi anche: Proposta di ordine del giorno: CETA – primo firmatario consigliere Tomasella