Carissime amiche lettrici e amici lettori, bentornati per la terza intervista della serie “Artigianato, quale futuro? La parola ai protagonisti”. In questo appuntamento approfondiremo la tematica della comunicazione creativa contemporanea, con particolare riferimento all’artigianato grafico.
Maria Lucia Tami, nata a Gorizia nel 1964, è diplomata all’Istituto Tecnico Femminile. Una volta terminati gli studi, data la grande passione per il teatro e per l’allestimento, ha deciso di aprire il suo laboratorio serigrafico “Serimania“. Nel corso della sua esperienza lavorativa più che trentennale, entra a far parte di Confartigianato Gorizia, dove ha iniziato dal Gruppo Giovani per poi entrare a far parte della giunta.
Mi racconti cos’è Serimania?
Abbiamo aperto come studio grafico e come serigrafia, proponendo un ventaglio di scelta più ampio rispetto alla classica tipografia. In più, oltre a offrire anche diverse tipologie di tirature, abbiamo sempre curato l’aspetto grafico dei nostri progetti.
In quest’epoca di social network, di social media o comunque di comunicazione attraverso internet, quanto è importante l’utilizzo di questi strumenti per il vostro lavoro?
Utilizzare questi strumenti è diventato importantissimo, oramai sono entrati a far parte della quotidianità e non adoperarli significherebbe essere ancorati a visioni statiche. Comunque, posso dirti che non è una cosa che seguo personalmente perché sono una persona molto riservata e questa esigenza della condivisione su internet non la capisco, quindi ho delegato mio figlio Filippo a occuparsi di questo aspetto. In fin dei conti rappresenta una forma di pubblicità, quindi è molto utile per la nostra attività.
Mi racconti cosa rappresenta per te Confartigianato?
Confartigianato è l’associazione che fa da sindacato per gli associati e ti posso assicurare che in un periodo di crisi come questo, avere un sindacato è fondamentale per riuscire a incidere sulle politiche nazionali. Purtroppo non tutti gli artigiani sono ancora consapevoli del fatto che sia molto importante far parte di un sindacato, comunque, stiamo lavorando molto per sensibilizzare i nostri colleghi su questa tematica.
So che fai parte anche di Confartigianato Donne Impresa, che si occupa di sostenere la partecipazione delle donne nel settore dell’artigianato, me ne parleresti più approfonditamente?
Confartigianato ha al suo interno diversi gruppi: il gruppo giovani, il gruppo donne, il gruppo pensionati ecc.. In questo modo tutte le categorie trovano rappresentanza e vengono portate avanti delle tematiche particolari.
Nel caso delle donne vengono affrontate soprattutto le questioni inerenti la conciliazione perché c’è il problema del doppio lavoro, da una parte c’è il lavoro aziendale e poi, una volta tornate a casa, c’è anche il lavoro familiare, che spesso pesa in buona parte solo sulle donne.
Un esempio su tutti è quello legato alla maternità, evento che spinge l’imprenditrice a lavorare fino all’ultimo momento possibile e a rientrare in azienda due/tre giorni dopo il parto per riuscire a portare avanti l’attività lavorativa.
Un’altra problematica è quella legata alla custodia o all’assistenza agli anziani: con l’avanzare degli anni può capitare che ci si debba prendere cura dei propri cari e dunque togliere del tempo alla propria attività lavorativa. È proprio per situazioni come queste che ho raccontato che stiamo lavorando, vorremmo ottenere maggiori tutele per tutte le imprenditrici.
Qual è l’episodio professionale che ricordi con più piacere ? Invece, qual è quello che ricordi meno volentieri?
I lavori più gratificanti sono quelli legati all’allestimento, perché sono anche quelli che rimandano maggiormente all’esperienza teatrale. Creare l’allestimento di una mostra, come recentemente abbiamo fatto con “Soldati” presso la Fondazione Carigo, è quasi come tornare indietro di trent’anni e rivivere quello che è stato un vissuto molto stimolante.
Per quanto riguarda invece i lavori spiacevoli non me ne tornano in mente, tuttavia mi dispiaccio quando il cliente non è soddisfatto al 100% del lavoro che ho svolto. Certo, non capita spesso, però quando accade cerco sempre di mettermi in discussione per riuscire a capire meglio il desiderio del cliente.
Negli ultimi anni si stanno avvicinando sempre meno giovani all’artigianato, cosa andrebbe fatto secondo te per avvicinarne di più?
Il problema è fondamentalmente di comunicazione e di modelli che vengono pubblicamente dati dal sistema mediatico, oggigiorno sembra che l’unica prospettiva per i ragazzi sia quella del talent show o comunque di lavorare in televisione.
Come Confartigianato ci stiamo muovendo per avvicinare più giovani al mondo dell’artigianato, organizziamo diversi tirocini nelle nostre aziende con gli studenti delle scuole medie e superiori del territorio e ti posso assicurare che i ragazzi ne sono entusiasti, perché viene data loro la possibilità di scoprire un mondo che non avevano mai visto. Ovviamente ognuno nel suo ambito, si cerca di accontentare i ragazzi sulla base delle loro passioni, gli studenti che vengono da me hanno richiesto di approfondire il discorso della grafica e della stampa. Poi ci sono anche altri tipi di opportunità con cui i ragazzi possono confrontasi e provare diversi mestieri: dall’officina meccanica, al panificio, fino al salone da parrucchiera.
Quali sono le problematiche principali che riscontri nel tuo lavoro?
Sicuramente la burocrazia. Anche come semplici cittadini ne siamo sopraffatti e per seguire le tantissime pratiche impieghiamo un’infinità di tempo che invece potrebbe essere investito in ricerca e innovazione. Bisogna liberare le aziende dal fardello di un apparato burocratico ingestibile, per dare tempo all’artigiano di lavorare, elaborare nuove idee e delle proposte alternative.
Come si sono evolute le richieste dei clienti nel corso degli anni?
Da un lato i clienti sembrano essere più informati, grazie soprattutto alle ricerche su internet dove trovano tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Purtroppo però, al cliente che ha effettuato una ricerca su internet, non sempre vengono date tutte le informazioni giuste e questo comporta un aumento della confusione. Dunque, nonostante internet, molto spesso il cliente deve essere accompagnato nella sua scelta, con molte più informazioni e dettagli, per permettergli una decisione d’acquisto più consapevole.
Se avessi una bacchetta magica, quali sarebbero le prime 3 cose che faresti per l’artigianato in Italia?
Come prima cosa attuerei una grossa sburocratizzazione, in secondo luogo faciliterei l’accesso al credito, così da consentire la ripresa economica. Infine, farei in modo di garantire maggiore equilibrio politico su scala globale. La stabilità politica è un elemento imprescindibile per poter ripartire e consolidare le nostre attività.
Una considerazione finale?
Dopo trent’anni di lavoro a Gorizia, mi pare di vedere che ultimamente la città si sta deteriorando e che senza prospettive si sta mettendo un po’ all’angolo. Penso che la città ha subito già troppe spoliazioni, vedi il punto nascita e i musei ex provinciali, dunque sarebbe ora che i cittadini fossero più attivi e che magari facessero sentire un po’ di più la loro voce.
Conclusioni
Sono rimasto piacevolmente colpito dal carattere forte e determinato di Maria Tami, una donna capace di interpretare il contesto nel quale opera e che ha lavorato molto sui suoi punti di forza e ha delegato laddove ha ritenuto che qualcuno avrebbe saputo fare meglio di lei, come nel caso della gestione dei social media.
Parlando dei contenuti di questa intervista, ciò che traspare, al di là delle problematiche più ricorrenti (tasse, burocrazia e crisi economica), è che anche fra gli artigiani vi sia la consapevolezza che Internet rappresenta un vantaggio per la propria azienda e che non importa tanto chi lo utilizza, piuttosto che venga fatto bene.
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