Sabato 24 ottobre sono stato a Trieste per ascoltare Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia (Alleanza Nazionale). L’occasione ha portato nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia anche Louis Aliot, vice presidente del Fronte nazionale, il partito politico capitanato da Marine Le Pen. Sono stati numerosi gli argomenti trattati, ve li racconto con questo nuovo articolo.
“Difendiamo i confini d’Europa, Friuli-Venezia Giulia, ultima frontiera“, questo il titolo dell’incontro organizzato da Fratelli d’Italia Trieste tra il presidente nazionale del movimento, Giorgia Meloni e il vicepresidente del Front National.

Fra i primi a prendere parola, il vice presidente del Front National, On. Louis Aliot che ha elogiato l’Italia per essere stata in prima linea nel difficilissimo compito di gestire il fenomeno globale dell’immigrazione.
In seguito ha evidenziato due delle motivazioni che stanno all’origine dell’imponente immigrazione verso l’Europa: la prima è legata alla decolonizzazione del continente africano; la seconda, sempre secondo all’On. Louis Aliot, è riconducibile alle politiche estere di grandi potenze internazionali, come U.S.A. e Francia, che con i loro interventi militari hanno destabilizzato interi continenti. Più specificatamente è stato trattato il ruolo della Francia in Libia, che ha comportato, oltre alla destabilizzazione governativa, una forte contrapposizione fra le fazioni interessate al governo dei territori libici.
In conclusione del suo primo intervento, ha sostenuto che l’unica politica possibile in materia di immigrazione sia quella di difendere i confini, le nazioni e quindi l’Unione Europea.

Successivamente l’On. Giorgia Meloni è ritornata sulla questione dell’immigrazione, sottolineando il fatto che si tratta di una problematica di politica estera e che come tale andrebbe trattata, cosa che fino a questo momento, ha continuato l’On. Meloni, non è successa, visto che è stata trattata come fosse una problematica di politica interna.
In seguito ha parlato anche di “umanità un tanto al chilo“, metafora per indicare quell’atteggiamento che caldeggia l’accoglienza per tutte le persone che arrivano, ma che non si cura di coloro che invece non riescono neanche a scappare dalla guerra. La soluzione quindi, proposta dall’On. Giorgia Meloni, è quella di trovare il coraggio di intervenire e di combattere il fondamentalismo, magari anche rapportandosi con l’ONU, la NATO e l’Unione Europea.

L’On. Louis Aliot ha inoltre condiviso la propria opinione concernente gli immigrati che si stabiliscono in Europa, i quali non devono pensare che la loro religione sia superiore alle regole del Paese che li ospita e per questo ne devono rispettare scrupolosamente le leggi, pena l’espulsione.
Fra i vari passaggi dell’On. Giorgia Meloni, molto significativo quello relativo alla cultura della tolleranza, che sostanzialmente comporta il dover tollerare qualcosa che in realtà non si vorrebbe, per questo sarebbe più congeniale la cultura del rispetto, che, se reciproco, è sicuramente meglio della tolleranza.
Nelle battute conclusive del convegno si è parlato dell’asse fra Fratelli d’Italia e il Front National, cercando di capire se fosse possibile una strategia comune fra i due partiti.
A tal proposito l’intervento di Giorgia Meloni, che ha dichiarato di sentirsi rappresentata dalle risposte date da Louis Aliot durante il convegno, auspicando una duratura collaborazione fra i due partiti, perché lo scontro oggigiorno è fra il piccolo contro il grande, fra gli interessi di pochi contro i diritti di tanti e con la superfinanza, che per arricchirsi calpesta i diritti della parte più debole della società.
Molto chiaro anche l’On. Louis Aliot, il quale ha assicurato che la collaborazione fra i due partiti già esiste, si ritrova nelle lotte per degli ideali condivisi: patria, famiglia, Europa della patrie, crisi economica e politica estera.
Conclusioni
Condivisibili o meno, le idee proposte durante il convegno sono state molte e motivate egregiamente dagli ottimi relatori, i quali hanno saputo intrattenere l’affollatissima platea per più di due ore.
Trasformare quanto è stato detto, da semplici parole a fatti concreti sarà forse questione di tempo, intanto, dopo questo appuntamento, il centrodestra appare più unito del solito, visto che ad assistere c’erano anche esponenti provenienti da altri partiti, fra gli altri anche il candidato sindaco per Trieste, Pierpaolo Roberti della Lega Nord.
Prima dei saluti, vi ricordo di lasciare un vostro commento all’articolo con le vostre opinioni, che per me sono importantissime. Infine, se quello che avete letto vi è piaciuto, condividetelo con tutti i vostri amici, mi farà davvero piacere.
Perdona, però mi appare un discorso demagogico e vuoto: difendere i confini come e con cosa, dalla massa di disgraziati che ci premono?
Vogliamo opporre muri di filo spinato alti e spessi e roviniamo le nostre belle spiagge? Vogliamo arrestarli a cannonate, affondando i loro barconi? Occupiamo la Libia e costituiamo un vallo mediterraneo? Li aiutiamo a casa loro: ma se una casa non ce l’hanno più dove li aiutiamo? Perchè, quando erano al governo,questi stessi personaggi, non hanno saputo elaborare una politica estera più efficace? Si svegliano adesso che sono all’opposizione? Si tratta di un fenomeno dalle dimensioni ben più grandi delle loro modestissime figure. Tanto che, un personaggio della taglia di Blair, ha dovuto fare anch’egli mea culpa, per avere contribuito a creare la situazione terribile dell’oggi. Questo per dire che non basta credere di difendere i confini. Basterebbe fare in modo di non andare a creare ulteriori sconquassi in paesi già devastati di loro. Basterebbe prendere i vari Bush, Blair, Berlusconi e tutti coloro che hanno scatenato l’invasione dell’Iraq del 2003, per fargli riparare tutti i guasti che la loro aggressione ha scatenato nel mondo. E di cui adesso siamo noi a pagare le conseguenze. Noi e quelle popolazioni che l’invasione l’hanno subita…
Un saluto…
Ciao, nulla da perdonare. Anzi, ti ringrazio per aver condiviso il tuo punto di vista in modo civile.
Detto ciò, converrai che attualmente la problematica è mal gestita, se non addirittura affidata a delle logiche molto oscure.
Sulle responsabilità oggettive ci sarebbe molto da disquisire, ho comunque dato voce a quanto è stato affermato alla conferenza di ieri a tal proposito.
Inoltre, al di là di ogni retorica, c’è da prestare molta attenzione alle decisioni che sceglieremo di prendere (o di non prendere), perché modificheranno incontrovertibilmente il nostro futuro e quello delle prossime generazioni.
Detto questo ti saluto, buona serata.
Vedi, mio caro Andrea, contrariamente a quel che si possa pensare, credo che noi si possa influire poco o nulla su questi fenomeni migratori, soprattutto quando si presentano di dimensioni così epocali. I confini sono delle linee immaginarie che gli uomini impongono ad altri uomini. E, come tutte le cose umane, sono destinati a sfarinarsi e mutare natura. E’nell’ordine delle cose che sia così. Noi possiamo solo dimostrarci individui intelligenti e lungimiranti.
E qui passiamo alla cattiva gestione: bisognerebbe intendersi per cosa si debba intendere una cattiva gestione: non mi sembra che dal tuo resoconto emerga qualche proposta specifica riguardo alla tematica, al di là di una pura e semplice esortazione a difendere meglio i confini. Ma di grazia: cosa si può fare per difendere i confini, quando a bussare sono famiglie, intere popolazioni spiazzate e costrette ad emigrare da fame, guerre, carestie, eventi climatici infausti? Come ci ha insegnato la Storia: ogni evento finisce per creare degli effetti concentrici nella geografia umana, proprio come un sasso lanciato in uno stagno. A questo mi riferivo quando accennavo agli errori dell’amm. Bush: la guerra in Iraq non fu un mero e banale errore. Fu quel sasso che ha provocato quelle onde concentriche lunghe di cui noi adesso subiamo gli effetti, con l’afflusso di profughi smisurato, che va a saldarsi con quella migrazione per motivi economici che è ormai cronica. Dal convegno da te ben descritto e presentato, non mi pare che vengano fuori proposte per cambiare le linee di guida della politica internazionale dell’Italia e dei consorzi di cui l’Italia è parte. E fino a quando non mutano le politiche internazionale, abbiamo un bel da fare ad invocare una migliore gestione dell’immigrazione e dei nostri confini. In poche parole: o si spinge le multinazionali e le grandi potenze a mutare l’approccio con i vari centri di crisi nel mondo, oppure dovremo rassegnarci ad ondate sempre maggiori di richiedenti asilo. Ed innalzare barriere di filo spinato, come fatto in Ungheria, ci farà soltanto morire strozzati proprio da quel filo stesso…
Grazie infinite per l’interessante e civile discussione…
Un caro saluto..
Parto dall’ultimo punto da te espresso: sono d’accordissimo sul fatto che sia necessario spingere le multinazionali e le grandi potenze a mutare approccio nei vari centri di crisi nel mondo.
Viceversa non mi trovo in sintonia con le tue posizioni, che rispetto e che sono felicissimo di conoscere, riguardanti i flussi migratori e il ruolo dei confini.
Innanzitutto sono fermamente convinto che sia possibile gestire meglio questi enormi flussi migratori e, proprio per questo, ritornano utili i confini, magari, come dici tu, immaginari, ma che sono costati la vita a innumerevoli eroi del secolo scorso, che li hanno strenuamente difesi per un ideale.
Per quanto riguarda le responsabilità, avrai sicuramente letto le ammissioni di colpa di uno degli esponenti politici internazionali più in vista nei primi anni 2000, rimbalzate oggi da tutte le principali testate giornalistiche anche se ormai cambiano poco o niente.
A riguardo della cattiva gestione, sono nuovamente d’accordo con te: coloro i quali scappano da carestie, guerre, calamità o da altre situazioni dove corrono reale pericolo per la loro vita, li reputo miei fratelli e, con le giuste proporzioni, vanno accolti, non solo in Italia ma in tutta l’Europa.
Attenzione però, questo non significa che chiunque arrivi abbia anche diritto all’accoglienza e nemmeno lasciar credere che, essere accolto, voglia dire poter imporre agli altri un modo di vivere differente da quello autoctono. In mia opinione, chiunque è ospite, deve seguire scrupolosamente le regole e le norme del Paese ospitante, in caso contrario se ne torna da dove è venuto.
Grazie per il tuo contributo.
Sapessi amico mio quante frontiere sono state violate e cancellate nel corso dei secoli!Infinità di individui si sono immolati per l’intangibilità di queste invano:il tempo le ha corrose e ridotte in polvere, senza nemmeno una mano armata che ne desse giustificazione. Tanto che, ancora adesso molte estinzioni risultano prive di motivazione. Oggi che l’umanità è molto più liquida e inarrestabile, si fa giocoforza cercare di intendere cosa voglia dire stare al mondo: milioni di individui si muovono per lavoro, per turismo, per i più disparati interessi, compreso quello di sognare una vita migliore, sfuggire una dittatura, una carestia, la fame, la guerra… No, non credo che siamo tutti fratelli: le differenze come tu ben dici sono tante. Io non mi sento affratellato ad un integralista che sia islamico, cristiano o buddista. Sono per una società laica di tutti, in cui si cerchi di risolvere con la politica i problemi di convivenza. E, più che i confini fisici, trovo che sia importante difendere i confini etici, quelli che fanno del nostro vivere esperienza unica e irripetibile. Ecco perchè credo che difendere i confini fisici sia una guerra persa in partenza: ci provarono a suo tempo i Romani, alla fine dovettero soccombere.Noi siamo di un’altra epoca e dovremmo avere maturata una coscienza ed un approccio diverso alla faccenda. Del resto non possiamo fare come in Ungheria e rinchiuderci tra barriere di filo spinato. Se lo facessero tutti, si rimarrebbe inevitabilmente prigionieri di noi stessi. Dunque propongo una liberalizzazione totale di permessi e visti: i migranti che adesso spendono decine di migliaia di dollari per, se sopravvivono, arrivare sulle nostre coste, debbono avere il diritto di farlo con le nostre compagnie di navigazione, la nostra compagnia aerea, pagando regolare biglietto ad agenzie di viaggio regolamentari. Non credi che così sarebbe anche una bella spinta per l’economia? Invece di regalare soldi alle mafie ed agli integralisti. Insomma dei regolari permessi… Ma il problema di fondo credo che sia sempre lo stesso: se noi italiani non siamo in grado,nella maggioranza della popolazione, di avere rispetto per noi stessi e per il nostro paese, come possiamo pretendere che altri lo abbiano per noi? Ricordo il centro di Roma messo a fuoco dai tifosi olandesi. E la lezione dataci dalla polizia olandese nel gestire i nostri tifosi: loro se ne sono fregati dei nostri soldi. Noi no: pur di metterci le mani addosso, abbiamo lasciato che ci demolissero dei monumenti. Dunque alla luce di tutto ciò, come facciamo a parlare di difendere meglio i confini, quando con i nostri alleati, ci chiniamo a raccogliere le monetine? Quindi concludo dicendoti che la tua chiusa mi trova perfettamente d’accordo: che siano olandesi che ci devastano il centro storico della capitale, oppure americani che ci buttano giù la funivia, e magari francesi che ci abbattono l’aereo, per non dire di assassini, rapinatori e quant’altro che arriva con migranti o turisti, deve pagare ed essere rispedito al proprio paese. Non basta invocare la fermezza a senso unico: i nostri marò sono ancora prigionieri perchè i nostri stessi alleati se ne sono lavati le mani e non ci hanno aiutato nella faccenda: CHE BEN VENGA LA FERMEZZA ED IL RISPETTO, ma nei confronti di tutti…A partire da quei politici che speculano sulle paure e persino sugli aiuti ai migranti, lasciando la popolazione nello sconcerto e nel disorientamento
Un caro saluto e grazie ancora per lo scambio prezioso
Ciao, sono d’accordissimo con te sul fatto che come italiani dovremmo per primi avere maggiore rispetto di noi stessi e del nostro Paese, per poi pretendere rispetto dagli altri.
Non sono d’accordo invece sulla parte inerente i confini, in quanto sono convinto rivestano un ruolo cruciale nella nostra società e, secondo me, andrebbero gestiti diversamente da come avviene attualmente.
Infine, non credo assolutamente che liberalizzare visti e permessi ai migranti sarebbe una spinta all’economia.
Un caro saluto.