11 settembre 2001. Attacco al cuore dell’Occidente

Foto internet

11 settembre 2001, attacco agli Stati Uniti, attacco all’Occidente. I drammatici avvenimenti di quel martedì newyorkese di vent’anni fa paralizzano il mondo intero e cambiano per sempre il corso della storia.

Tutto ha inizio alle 8:46 in America, quasi le 3 del pomeriggio in Italia. Il terrorista egiziano Muhammad ‘Attā, preso il controllo dell’aereo di linea American Airlines 11, si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center. Alle 9:03 un secondo aereo colpisce la Torre Sud.

La furia dei terroristi islamici non si ferma e, con le stesse modalità dei primi due attacchi, mezz’ora più tardi il volo American Airlines 77 si schianta contro la facciata ovest del Pentagono. Alle 10:03 un quarto aereo precipita in aperta campagna in Pennsylvania: secondo le ricostruzioni, gli obiettivi dovevano essere la Casa Bianca o il Campidoglio, evitati grazie al coraggio dei passeggi a bordo dell’aereo.

L’orrore degli attentati fa presto il giro del mondo, trasmesso in diretta da tutte le televisioni. Le immagini della strage, rivendicata 3 anni più tardi da Osama Bin Laden, ucciso in un blitz americano a Islamabad nel 2011, sono davvero straziati. Le Twin Towers avvolte dal fuoco, un’immensa nube di fumo, polvere e detriti che ricopre la città e migliaia di persone che cercano di allontanarsi il più possibile dal luogo dello schianto.

A testimoniare quei tragici momenti anche Oriana Fallaci. “Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e verso le 9 ho avuto la sensazione d’un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. Sai, la sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e tendi le orecchie e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L’ho respinta. Non ero mica in Vietnam, mi son detta. Non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre. L’11 settembre 2001. Ma la sensazione ha continuato a possedermi, inspiegabile, e allora ho fatto ciò che al mattino non faccio mai. Ho acceso la Tv. Bè, l’audio non funzionava. Lo schermo, sì. E su ogni canale, qui di canali ve ne sono quasi cento, vedevi una torre del World Trade Center che bruciava come un gigantesco fiammifero. La prima è crollata perché è implosa, ha inghiottito sé stessa. La seconda perché s’è fusa, s’è sciolta proprio come se fosse stata un panetto di burro”.

Nella strage dell’11 settembre, la prima vera dichiarazione di guerra che il terrorismo islamico ha fatto all’Occidente, alla democrazia, alla libertà e al rispetto della vita, morirono circa 3.000 persone, di cui 2.600 nel crollo delle Torri.

Gli attenti di New York e Washington sono purtroppo soltanto l’inizio della violenza dei terroristi, che colpisce anche l’Europa, facendola diventare un vero e proprio campo di battaglia. Gli attacchi degli ultimi 15 anni nel Regno Unito, in Francia, Belgio, Spagna, Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia e Svezia, realizzati con bombe, sparatorie o camion lanciati a tutta velocità sulla folla, sono rivendicati dalle reti legate ad Al Qaeda, incitate dallo stesso Bin Laden alla jihad contro israeliani, occidentali e musulmani ‘corrotti’ e dall’Isis.

Di fronte a tutto ciò, l’Europa deve farsi trovare pronta, attrezzarsi per portare avanti politiche comuni che sappiano prevenire queste follie e monitorare la situazione per scongiurare qualsiasi altra tragedia. Non è possibile abbassare la guardia perché la minaccia del terrorismo islamico è una minaccia reale, un’ideologia che vuole attaccare e distruggere principi, valori, usi e costumi che hanno reso la nostra società libera, democratica e avanzata e che ci hanno permesso di arrivare a raggiungere obiettivi di sviluppo e prosperità che altrimenti non avremmo mai potuto traguardare.

Cosa ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione con un commento, vi risponderò molto volentieri.

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