Miti di ieri, miti di oggi. Conferenza dello storico Mario Isnenghi

Miti di ieri, miti di oggi. Conferenza dello storico Mario Isnenghi 1

Amiche e amici lettori, con questo nuovo articolo voglio raccontarvi di una nuova conferenza a cui ho partecipato e condividere con voi qualche breve considerazione su quanto ho ascoltato.
Nel pomeriggio di domenica 6 marzo 2016, al Teatro Verdi di Gorizia (per info: www.comune.gorizia.it), si è tenuta la conferenza “Miti di ieri, miti di oggi. Da  Trento e Trieste all’inutile strage“, è intervenuto il prof. Mario Isnenghi, professore emerito all’università di Venezia e uno fra i più noti e rinomati studiosi della Grande Guerra. L’iniziativa, appoggiata sia dal Comune di Gorizia (per info: www.comune.gorizia.it) che dalla Fondazione Carigo (per info: www.fondazionecarigo.it), è stata presentata da Dario Stasi, direttore di Isonzo Soca (per info: www.isonzo-soca.it).

Miti di ieri, miti di oggi. Conferenza dello storico Mario Isnenghi
Da sx: Mario Isnenghi e Dario Stasi

Uno fra i motivi che per cui ho deciso di assistere alla conferenza è per il luogo in cui si è svolta, ovvero il Teatro Verdi di Gorizia, uno dei luoghi di cultura più belli e suggestivi della città. Inoltre, l’appuntamento “Miti di ieri, miti di oggi“, è stata anche una bellissima occasione per ascoltare un esperto parlare del ‘900 e in particolare della Grande Guerra, periodo storico di cui sono particolarmente appassionato.
Entrando nel merito dell’evento, dopo un breve saluto delle istituzioni, in primis di Ettore Romoli, sindaco di Gorizia e poi di Gianluigi Chiozza, presidente della Fondazione Carigo, ha preso la parola Dario Stasi, che, con l’ausilio di alcune fotografie, ha illustrato i punti essenziali del progetto che sta portando avanti e con cui intende raccontare la storia del ‘900 nel goriziano e più in generale la storia di Gorizia.
Dopo la prima parte introduttiva, la conferenza è entrata nel vivo con l’intervento del prof. Isnenghi, che si è soffermato sul significato del nome “Teatro Verdi”, sottolineandone la forte capacità evocativa e soprattutto il grandissimo capitale culturale e artistico, tipico delle sale teatrali italiane.
Successivamente è stata rivolta l’attenzione al concetto dei “miti“, chiaramente non nell’accezione più popolare del termine, bensì nel senso più alto e forte, cioè dell’ideale e delle visioni partecipate, con particolare riferimento alle motivazioni e ai fini che stavano alla base della prima guerra mondiale. Argomenti che al giorno d’oggi non appassionano più tante persone, poiché reputati obsoleti e antichi. È vero anche che (per fortuna, aggiungo io) questi territori fanno eccezione e l’interessamento è superiore che altrove, forse perché molte delle battaglie e degli avvenimenti più importanti della Grande Guerra si sono svolti proprio nei territori circostanti il goriziano.
Con questi presupposti è continuato l’intervento del prof. Isnenghi, che ha ricostruito gli aspetti e le vicissitudini ormai celate da cent’anni di storia, che hanno portato i “miti” a diventare dei rivestimenti sentimentali ed emotivi di scelte da cui all’epoca ci si lasciava coinvolgere. Come accadde, per esempio, nel caso degli interventisti, che in quell’arco di tempo, durato dieci mesi, dall’estate del 1914 alla primavera del 1915, portarono via le piazze ai movimenti operai con numerosi cortei e altrettante manifestazioni di piazza a favore dell’intervento militare.
Così, oltre all’interventismo e ai tanti significati che questa parola assunse nel secolo scorso, nella lezione domenicale del professore, hanno trovato spazio anche alcuni dei protagonisti di quell’epoca, come Antonio Salandra e il “sacro egoismo“, o Alfredo Rocco e i “codici Rocco” e Cesare Battisti. Ma non è mancata nemmeno la storia di questi luoghi, con Enrico Rocca, un giornalista e scrittore, nato a Gorizia nel 1895, quando la città era ancora appartenente all’Impero austro-ungarico. Lo scrittore fu anche uno dei primi aderenti al partito politico futurista e dopo aver aderito al partito fascista, nel 1938, si riscoprì ebreo.
Dopo la breve parentesi goriziana, l’attenzione dell’oratore si è spostata su Trento e Trieste, territori in cui il Paese poteva estendersi e che erano particolarmente interessanti, vale soprattutto per Trento, se osservati da un punto di vista militare. Infatti, fin dal 1866 i militari facevano notare che i confini d’Italia erano sempre al di sotto di quelli austriaci, il che rappresentava un handicap, da colmare in ogni modo. Ecco quindi che Trento e Trieste nel 1915 diventarono una bandiera di guerra giusta e necessaria, rivolta alla conquista di territori strategicamente fondamentali ma anche patria di “irredentismo”, poiché nelle città risiedeva una maggioranza di abitanti che dal punto di vista culturale e identitario si sentiva parte del giovanissimo Stato unitario d’Italia.
Nella fase conclusiva della conferenza è stata affrontata la tematica relativa alla fine del secolo scorso, quando è iniziata a diffondersi l’idea del “non senso” e neanche Trento e Trieste sono bastate come motivazioni, in un’epoca demitizzata e demitizzante, anche i “miti” dell’irredentismo e della conquista territoriale sono sembrate non abbastanza per giustificare “l’inutile strage”.

Conclusioni

Un evento culturale d’alto livello, atteso dalla cittadinanza e che è stato accolto con una grande partecipazione di pubblico. Non avrei potuto prospettare nulla di meglio per un piovoso pomeriggio di una domenica di marzo. Fintanto che la qualità delle conferenze storiche e culturali resteranno a livelli alti come quelle a cui ho avuto la fortuna di poter partecipare nell’ultimo periodo, credo proprio ci sarà davvero tanto da imparare e ancor di più da poter scrivere per il mio blog. Unica nota stonata dell’evento, qualche commento personale del conferenziere su partiti politici contemporanei, sicuramente fuori luogo, dato che l’evento era pubblico, sarebbe stato lecito aspettarsi un’orazione imparziale. Comunque, niente di troppo trascendentale.
Prima di salutarci, vi ricordo di lasciare un commento con i vostri pensieri su quanto avete letto, sarà per me un piacere leggere e poi rispondervi. Infine, se questo articolo vi è piaciuto, condividetelo con tutti i vostri amici, ne sarò molto contento.

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