10 febbraio. Il dramma dell’esodo e delle foibe

Una pagina di storia a lungo negata

La tragedia delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata costituiscono una delle pagine più buie della nostra storia, a lungo sminuita o addirittura negata.

Istituito nel 2004 al fine di commemorare le migliaia di italiani vittime della violenza del maresciallo Josip Broz detto Tito, il Giorno del Ricordo ricorre il 10 febbraio di ogni anno.

Esodo giuliano-dalmata

Al termine della seconda guerra mondiale, con la firma del Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, la Jugoslavia ottenne l’Istria e la Dalmazia – già occupate nel 1945 insieme ad una parte del Friuli Venezia Giulia – Fiume e Zara.

In tale contesto, ebbe inizio un lungo periodo di violenza nei confronti degli italiani che abitavano quei territori: Tito voleva vendicarsi delle violenze fasciste e per l’italianizzazione forzata, perpetuata con metodi violenti e discutibili.

Il maresciallo puntava ad integrare i soli italiani ritenuti meritevoli. Coloro che appartenevano a determinate classi sociali o erano contrari all’annessione vennero espulsi, in quanto immeritevoli e non integrabili allo Stato jugoslavo.

Per queste persone iniziò un lungo e tragico esodo, con la speranza di allontanarsi da un clima di terrore e trovare condizioni di vita migliori.

Il treno della vergogna

Gli esuli arrivati in Italia non vennero accolti nel migliore dei modi: furono stivati in campi profughi allestiti all’interno di vecchie caserme e costretti a sopportare il clima ostile dei connazionali.

Particolarmente noto è l’episodio del treno della vergogna. Alcuni esuli di Pola, sbarcati ad Ancona, furono oggetto di atteggiamenti ostili da parte degli abitanti del posto. Il “treno dei fascisti”, così soprannominato, fu preso a sassate anche presso la stazione di Bologna.

Il convoglio fu quindi costretto a ripartire per Parma, dove finalmente i profughi, tra i quali tanti anziani e bambini, riuscirono a ricevere assistenza prima di raggiungere definitivamente La Spezia.

Le foibe

Chi non riuscì a fuggire fu barbaramente ucciso nella foibe, insenature naturali costituite da cavità verticali presenti in Istria e Friuli Venezia Giulia.

In quell’atroce processo di eliminazione messo in atto dai partigiani comunisti di Tito, i condannati venivano legati uno all’altro, con fili di ferro attorno ai polsi. Colpiti da una raffica di colpi, i primi della cordata precipitavano nella cavità, trascinando con sé anche gli altri ancora vivi.

Tristemente note sono le foibe di Basovizza e Monrupino, in provincia di Trieste, diventate oggi monumento nazionale.

I numeri

Alla pulizia etnica riuscirono a fuggire tra le 250 e le 350 mila persone negli anni tra il 1945 e il 1956. Prigionia, lavori forzati e morte nelle foibe coinvolsero invece tra le 4.000 e 5.000 persone, secondo una stima ancora approssimativa. 

Il ricordo di Gorizia

Il lapidario del Parco della Rimembranza di Gorizia ricorda i 665 concittadini deportati durante l’occupazione jugoslava del maggio 1945. A questo monumento si aggiunge la Via intitolata a Norma Cossetto, studentessa torturata e uccisa dai partigiani comunisti il 5 ottobre del 1943, divenuta simbolo delle violenze che non devono più essere celate.

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