Secondo giorno all’Expo (il primo lo potete leggere cliccando qui), questa volta ero molto più organizzato perché consapevole di cosa mi aspettava.
Continuate la lettura per visitare assieme a me alcuni dei padiglioni più belli dell’Esposizione Universale di Milano.

Ve la ricordate la foto del primo giorno? Quella dei tornelli vuoti e della fila inesistente? Bene, dimenticatela. L’ingresso questa volta, essendo quello principale, cioè quello servito da metropolitana, treni e mezzi pubblici, è molto più affollato (quindi vi consiglio di valutare l’opzione di servirsi dell’ingresso all’area espositiva da una delle altre due entrate disponibili).

Dopo circa 1500 metri a piedi, mi sono messo in fila per entrare nel padiglione del Giappone. Avete capito bene, perché lo stand giapponese è uno dei più gettonati all’Expo e, se lo si vuole visitare, bisogna andare presto la mattina o mettersi il cuore in pace e fare un’ora e mezza di fila. Ho scelto la prima, anche se il padiglione del Giappone è praticamente all’estremità opposta dell’ingresso principale.

La maggior parte del padiglione è incentrato sui cibi tipici del Giappone e girandolo ho incontrato decine di hostess, sempre sorridenti e allegre.

Comunque il pezzo forte del padiglione del Giappone è senz’altro una sorta di ristorante tecnologico, dove ci sono decine di tavoli e altrettanti “camerieri” che invece di servire ai tavoli, inscenano un esibizione con costumi classici giapponesi per spiegare come il cibo sia un mezzo per conoscere e conoscersi, il tutto in modo molto divertente e allegro, mentre viene servito il pranzo virtuale.
Segnalo la presenza di due hostess che percorrono la stanza su due mini scooter elettrici, molto simili a dei tostapane ingranditi, per tutta la durata del “pranzo”.

Terminata la mia esperienza all’interno del padiglione giapponese, giusto il tempo di farmi un piano delle visite, mi sono diretto poco distante, al padiglione della Russia.
L’accoglienza è stata folkloristica, davanti all’ingresso c’erano delle ragazze, agghindate con dei costumi tradizionali russi, che ballavano a ritmo di canzoni popolari.
Molto suggestivo anche l’enorme specchio che fa da “tetto” alla zona antistante all’entrata del padiglione.

Appena dentro, andando oltre la reception, inizia la mostra vera e propria.
Si compone di grandi schermi che trasmettono dei video per illustrare i progressi fatti nel campo dell’alimentazione in Russia. Poi ci sono moltissime piastrelle, che coprono gran parte dei muri, con le foto dei prodotti originali del territorio russo.

Si trova poi un macchinario molto grande, che sembra essere utile alla preparazione di cibi e bevande. Inoltre ci sono anche delle aree dedicate alla preparazione di pietanze tipiche, utilizzate durante le sessioni di show cooking, ovvero quando uno chef cucina dal vivo, davanti al pubblico, mostrando la preparazione di ricette, trucchi e curiosità alla platea.
Mi è piaciuta molto anche la sala conferenze, luminosa e accogliente, peccato non ce ne fosse una a cui poter assistere al momento della mia visita.

Il Padiglione dell’Estonia è stato il successivo della mia visita, è disposto su tre livelli, ognuno dei quali presenta diversi elementi della cultura estone. La particolarità sta nel fatto che unisce componenti tecnologici con altri tradizionali. Non è inusuale vedere dentro delle colonnine di legno degli schermi, che trasmettono le immagini della vita quotidiana di alcune specie animali (aquile, poiane, ma anche cinghiali, volpi e altri ancora), riprese con delle telecamere nascoste. Ci sono poi dei dondoli di legno “kiik“, che quando utilizzati producono energia elettrica, e ancora, una bicicletta, collegata a uno schermo, che pedalando fa scorrere le immagini, quasi come se stessimo facendo un vero giri in bici.
Molto curato anche il secondo piano, che ha diverse piante e alberi estoni rappresentative della natura caratteristica dei Paesi nordici.

Durante l’Expo c’è stata anche qualche simpatico incontro.

Dopo una breve passeggiata mi sono diretto al Padiglione degli Stati Uniti D’America, che si presenta con una parete laterale ricoperta di ortaggi e piante, chiamata anche “fattoria verticale“.
Dopo aver visitato la mostra, che si sviluppa sotto forma di visita multimediale all’insegna delle più note festività americane e sui metodi di preparazione del cibo, sono salito ai piani superiori della struttura. Infatti è uno fra i padiglioni più alti dell’Expo.

Una volta arrivato sul terrazzo più alto, ho acquistato un bicchiere di vino e me lo sono goduto davanti alla vista panoramica sull’Esposizione. Ho poi pianificato le mie visite successive e ho cambiato padiglione.

Finalmente sono arrivato a uno dei padiglioni che più mi interessava vedere dell’esposizione. Quello dell’Austria, che è sicuramente uno fra i miei preferiti.
Una vasta e fitta vegetazione riproduce un bosco, in modo da poter vivere una passeggiata nella natura all’Expo. Questo per sensibilizzare i visitatori sul tema ambientale, sul modo di intendere il connubio tra tecnologia e natura. Devo dire che a parer mio ce l’hanno davvero fatta. Tutto il padiglione è incentrato sul tema dell’uso responsabile delle risorse, quindi non di un sfruttamento mero e fine a se stesso, bensì una catena di relazioni e virtuosismi che si possono creare fra produttori, commercianti e consumatori.

Anche la cucina ha fatto una bella figura, ho infatti deciso di pranzare proprio nel padiglione austriaco, invogliato sia dalle pietanze che dai prezzi più che abbordabili per delle belle porzioni abbondanti.

Ho continuato poi la mia visita all’interno del microclima di un bosco austriaco. Ho trovato molto curiosi delle specie di ventilatori che diffondevano acqua vaporizzata, col fine di rinfrescare l’ambiente e, presumo, anche di tenere umide le piante.

Molto belli, inoltre, anche dei cannocchiali digitali, attraverso i quali poter trovare informazioni riguardanti le piante e i vegetali del padiglione.
Insomma una bella visita, con aria pura e fresca, che induce a riflettere sulla necessità di un mondo più pulito, con delle politiche urbane capaci di contemplare più aree verdi e rinneghino l’eccessiva cementificazione, in modo da fermare il progressivo declino delle aree verdi.
Austriaci, bravi, bravi!

Per la visita successiva non ho macinato molti chilometri, anzi! Ho visitato lo stand della Slovenia, che è vicino a quello austriaco. Il padiglione è grande 800m2 ed è fatto principalmente da elementi naturali come il vetro e il legno, è stato costruito dalla ditta slovena Lumar e progettato da architetti sloveni.
La mostra nel padiglione è stato divisa in cinque temi principali: le saline, le api, l’escursionismo e il ciclismo, la misurazione dell’anidride carbonica e le acque termali e minerali.
Inoltre all’interno della sala principale è custodito un piccolo aeroplano, di produzione slovena della “Pipistrel”, per festeggiare l’impresa di Matevz Lenarcic, un pilota sloveno che ha completato il giro del mondo in aereo.
Un grosso plauso voglio farlo a tutte le hostess che sono state gentilissime e disponibili del dispensare informazioni, inoltre è stato il padiglione con più brochure e materiale informativo fra quelli che ho visitato.

La prossima fermata, è stata anche quella con più coda. Ho ritenuto però necessario farla, perché all’Expo Milano non avrei potuto mancare il padiglione dell’Italia.
Come ho anticipato, fila a non finire, quindi vi consiglio una bottiglietta d’acqua e tanta pazienza. Comunque con l’mp3 nelle orecchie e qualche foto, il tempo mi è passato, così mi sono ritrovato all’interno.
Di temi e contenuti ce ne sono davvero tanti, quindi bisogna visitare il padiglione con attenzione per non rischiare di perdersi qualche passaggio fondamentale.
L’Italia qui è protagonista, messa al centro dell’attenzione e studiata nel particolare, con dei passaggi particolari e mostrando ai visitatori le sue capacità. In primis la capacità nel saper fare, nel rendere la terra produttiva e di conservarla in buono stato per le generazioni future, poi la capacità della bellezza, a seguire la potenza del limite e del futuro, quest’ultimo un limite da superare per creare innovazione e speranze.

Molto curioso il quesito che trova all’interno del padiglione, cioè: come sarebbe il mondo senza Italia?

C’è anche una bella ricostruzione, con un plastico, dell’Europa però senza l’Italia. Inoltre l’argomento è trattato più approfonditamente con studi e ricerche fatti da esperti.

Infine segnalo ampie zone del padiglione completamente ricoperte da specchi.

Un altro simpatico incontro.

Dopo una breve visita allo stand del Corriere della Sera, dove ho risposto a un questionario sull’Expo e creato un facsimile di una prima pagina del Corriere della Sera, ho visitato il padiglione della Bielorussia.
L’esperienza è stata davvero ottima, degli stuart preparati e professionali, coadiuvati dall’ausilio di pratici touchscreen, mi hanno illustrato la situazione socio-economica della Bielorussia.

Molto bella anche la “Ruota della vita“, una sorta di mulino ad acqua con cui una serie di monitor interattivi racconta il progresso agricolo del Paese.

Giusto il tempo per assaggiare del vino, tipico, salvo poi scoprire fosse del Trentino Alto Adige, e ho ripreso a camminare.

Per ultimo, in ordine di visita, ma fra i primi in ordine di gradimento, c’è stato il padiglione della Lituania. Il padiglione è costituito da due cubi. Il primo rappresenta in termini storici il passato, mentre il secondo rappresenta il presente.
Grazie a una hostess, che mi ha guidato nel padiglione, ho scoperto qualche informazione in più a riguardo della Lituania.
Per esempio che da 27 anni è un Paese libero e che da gennaio 2015 è entrato nell’Euro.
Che il “Fiore della Vita” è uno fra gli elementi decorativi più usati nel Paese. Ho appreso anche che dal 2004 è entrato nell’Unione Europea e che il territorio lituano corrisponde, come estensione, a quello della Lombardia, della Liguria e del Piemonte messi assieme.

Al centro del padiglione c’è un’enorme sfera che simboleggia un seme, in cui c’è la storia lituana e ciò che li lega ad altri paesi.
Tramite degli schermi, nella sfera vengono presentati alcuni prodotti tipici lituani, fra cui formaggio, pane di segale, salumi, miele, idromele e una specie di panna.
Sulla sfera poi viene spiegato come la Lituania sia sempre stata predisposta agli scambi commerciali con moltissime nazioni. A testimonianza di ciò si può notare anche come la storia lituana si intrecci con la storia italiana, in un’immagine infatti si può vedere la granduchessa Bona Sforza di Milano, che nel XVI secolo fu una duchessa molto brava e apprezzata dal popolo lituano, che importò molti prodotti tipici della cucina moderna come pomodori, insalata e cetrioli.

In una zona apposita sono esposti degli oggetti originali, portati direttamente dal Palazzo dei Granduchi e dal Museo di Pittura della Lituania: c’è una piastrella originale del XVI secolo con lo stemma degli Sforza, poi una delle forchette più antiche rinvenute in Lituania e infine è presentato un quadro di Kanutas Ruseckas, su cui è raffigurata “La mietitrice“.
Nella seconda sala dell’esposizione, dove sono rappresentati i giorni moderni, c’è una piccola biblioteca, alcuni giochi interattivi per bambini e si può assaggiare qualche prodotto tipico della Lituania. È presente anche una sala conferenze per incontri, mostre artistiche e eventi culturali.

La mia visita all’Expo si è conclusa verso le 17:30, dato che il treno del ritorno era previsto per un paio di ore più tardi, quindi la destinazione successiva è stata la stazione centrale dei treni di Milano.

C’era giusto il tempo del viaggio in metrò e per un veloce spuntino da bistrot.

Il viaggio del ritorno l’ho fatto comodamente seduto, godendomi il panorama fuori dal finestrino, con della buona musica e leggendo un buon libro.
Conclusioni
Qualche piccola riflessione finale: ne è valsa la pena visitare l’Expo? Certamente sì!
Lo rifarei? Altre 100 volte, per conoscere nel dettaglio tutte le culture presenti all’Esposizione Universale di Milano.
Un consiglio: prendetevi qualche giorno e godetevi quello che di buono è stato fatto. Chissà quando ricapiterà l’occasione.
Una risposta a "Visita all’Expo di Milano, 16/17 Maggio 2015 (2^ parte)"