Il “modello Friuli” grande esempio di ripartenza

Sono trascorsi quarantasei anni dal 6 maggio 1976, una data indelebile e tristemente nota per la storia della nostra Regione.

Alle 21:00 e 12 secondi di quel giovedì sera, la terra iniziò a tremare e un violento terremoto di magnitudo 6,5 gradi della scala Richter, con epicentro tra Gemona e Artegna, devastò in un minuto l’alto Friuli. Il sisma provocò circa mille morti, tremila feriti e duecentomila sfollati. Ingenti i danni agli edifici, diversi i paesi distrutti anche a causa delle scosse di metà settembre.

Nonostante il momento così tragico i cittadini non si persero d’animo, anzi dimostrarono una grandissima forza partecipando alle operazioni di soccorso prima e di ricostruzione poi, insieme alle Forze Armate, agli Alpini e ai Vigili del Fuoco. Ed è proprio in questa circostanza che nacque la Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia.
A guidare le operazioni fu il Commissario per la gestione dell’emergenza Giuseppe Zamberletti. “Prima le case, poi le scuole e infine le chiese“: gli edifici ridotti in macerie furono ricostruiti esattamente com’erano prima di quella tragica notte e il modello Friuli divenne noto in tutto il mondo per solidarietà, virtuosità e coesione. A due anni di distanza dal terremoto fu inaugurata l’Università di Udine.

In occasione di questo quarantaseiesimo anniversario, rivolgo un pensiero alle vittime del sisma e ai loro cari. Coloro che hanno vissuto in prima persona quei terribili momenti e, nonostante le difficoltà, hanno messo da parte dolore e sconforto per sostenere gli altri e adoperarsi nella ricostruzione, rappresentano un grandissimo esempio per tutti noi. Il Friuli ringrazia e non dimentica.
Cosa ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione con un commento, vi risponderò molto volentieri.
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