Giorno della memoria. Mai più violenza, di nessun colore

Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. In queste parole di Anna Frank è racchiuso il significato stesso della Giornata della Memoria.

Istituzione

Istituita ufficialmente il 1 novembre 2005 con la risoluzione n. 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata della Memoria ricorre il 27 gennaio, data che ricorda il giorno in cui, nel 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz mostrando per la prima volta al mondo la realtà del genocidio. Al loro arrivo il campo era stato in parte distrutto dalle truppe delle SS: rimanevano ancora circa 7.000 prigionieri, molti dei quali erano bambini, sopravvissuti solamente perché erano stati utilizzati come cavie per la sperimentazione medica.

In Italia, il Giorno della Memoria viene istituito con una legge del luglio 2000, per ricordare la Shoah, le leggi razziali e tutti gli italiani che hanno subito la deportazione ma anche coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati.

Teatro delle atrocità dell’Olocausto fu anche la Risiera di San Sabba a Trieste, diventato monumento nazionale con il Decreto n. 510 del 15 aprile del 1965 del Presidente della Repubblica. Unico campo di stermino nazista in Italia, centro di smistamento dei prigionieri verso la Germania e la Polonia e di eliminazione di ebrei, prigionieri politici e partigiani.

Monumenti alla Memoria

Sul territorio regionale sono dislocati diversi monumenti alla Memoria. Gorizia, in particolare, ricorda le vittime della violenza nazista con un monumento nel piazzale Martiri della Libertà.

Di un forte impatto emotivo e visivo è anche l’utilizzo delle cosiddette pietre d’inciampo, inserite nell’ambito di un monumentale progetto europeo volto a tenere viva la memoria dei deportati che non hanno fatto più ritorno alle loro case.

La pietra d’inciampo consta di un piccolo blocco quadrato da 10x10cm ricoperto d’ottone e posto davanti alle case in cui è stata registrata l’ultima residenza dei deportati. Incisi sulla pietra troviamo il loro nome, la data di nascita, il giorno e il luogo della deportazione e la data di morte.

Le prime pietre risalgono al 1995 ad opera di Gunter Demnig, come reazione ad ogni forma di negazionismo ed oblio. Per spiegare la propria idea, l’ideatore ha esposto un passo del Talmud- uno dei testi sacri dell’ebraismo – citando: “Una persona viene dimenticata solo quando viene dimenticato anche il suo nome”. L’obiettivo di questi monumenti è proprio quello di creare un inciampo non fisico ma emotivo e mantenere vivo il ricordo di quelle persone proprio nel luogo simbolo della vita quotidiana, la casa.

Le pietre d’inciampo a Gorizia sono state promosse dall’associazione “Amici di Israele” con il patrocinio del Comune. In città finora sono state depositate 27 pietre ed entro il 2025 verrà completato l’iter per creare così un vero e proprio percorso della memoria, anche transfrontaliero, con il cimitero di Valdirose.

Il dovere di non dimenticare l’orrore dello sterminio e le sue tante vittime è stato ben espresso da Primo Levi, che scrisse: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono di nuovo essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Trasmettere tale consapevolezza anche alle più giovani generazioni è doveroso, affinché questa pagina di storia non si ripeta mai più.

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Foto Internet

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