6 maggio 1976: una data tristemente impressa nel cuore e nella mente dei friulani, di chi ha vissuto in prima persona le vicende di quella notte e delle generazioni successive.
Sono passate da poco le 21:00 quando una forte scossa di terremoto di magnitudo IX della scala Mercalli investe l’alto Friuli, con epicentro nella zona tra Gemona e Artegna. Il sisma avvertito in tutta la Regione e nel Nord Italia, causa circa mille morti e duecentomila sfollati. Sono molto ingenti anche i danni, aggravati dalle scosse del mese di settembre.
La macchina dei soccorsi si muove tempestivamente: il personale medico sanitario, le Forze Armate, gli Alpini e i Vigili del Fuoco si attivano fin da subito per salvare vite e mettere in sicurezza gli edifici pericolanti. Fondamentale è anche il contributo di tantissimi cittadini che, seppur pesantemente coinvolti, si rimboccano le maniche e partecipano alle operazioni.
L’esempio della ricostruzione, guidata dal Commissario Straordinario Zamberletti, è noto come “modello Friuli”. “Prima le fabbriche, poi le case e infine le chiese”: i paesi distrutti dal sisma vengono ricostruiti esattamente com’erano prima di quella tragica notte. Figlia del terremoto anche l’Università di Udine, inaugurata nel 1978.
Nell’anniversario del sisma, rivolgo un pensiero alle vittime e alle loro famiglie. L’impegno, la dedizione e l’amore per la propria terra, la forza e la coesione dimostrata dalla popolazione 45 anni fa rappresentano un grandissimo esempio per ciascuno di noi, un insegnamento prezioso a cui ispirarci per superare anche il momento particolarmente complesso che stiamo affrontando.
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post molto bello,complimenti!
Grazie mille Olga, mi fa un grandissimo piacere questo tuo riscontro.
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